Salzburgerland e Berchtesgaden, da Bruck a Lofer, Berchtesgaden e Salisburgo
Il quinto viaggio in mountain bike di Daniele e Silvano ci porta in Austria a Lofer partendo da Bruck e poi in Germania a Berchtesgaden, per raggiungere la tappa finale Salisburgo.
Venerdì 15 Giugno 2019
Ci siamo, finalmente il giorno tanto atteso è arrivato.
E’ passato un anno dal nostro ultimo viaggio in mtb in Baviera e dopo un inverno trascorso a progettare itinerari oggi siamo finalmente pronti. Le biciclette sono state caricate la sera prima e Daniele è puntuale all’appuntamento a casa mia.
Mentre lo aspetto nel parco sotto casa, nel silenzio del primo mattino di una bella giornata d’estate, ripercorro con la mente tutti i nostri viaggi e mi accorgo che il tempo vola: questo sarà il nostro quinto viaggio e per la prima volta la meta finale non sarà Monaco di Baviera, ma Salisburgo. Una decisione obbligata visto che l’obiettivo di quest’anno è la regione Salisburghese e il Berchtesgaden Land in Germania.
Per raggiungere il confine con l’Austria percorriamo in auto la strada Napoleonica fino a Udine, poi ci dirigiamo verso Tolmezzo e arriviamo al valico di frontiera sul Plöckenpass.
Quando scendiamo verso il versante Austriaco il paesaggio cambia velocemente. Ai boschi si alternano prati bellissimi con il bestiame al pascolo; un saliscendi di strade provinciali ci porta a Lienz, la capitale dell’Osttirol, che lasciamo alle nostre spalle per dirigerci verso il Felbertauerntunnel. Davanti a noi lo spettacolo degli Alti Tauri lascia a entrambi bocca aperta.
E’ una giornata bellissima, il cielo è di un azzurro turchese mai visto, solcato da splendide nuvole bianche che sfumano e si rincorrono.
La vetta del Großglockner, la montagna più alta dell’Austria, si staglia alla nostra destra mentre l’auto sale i tornanti che ci portano all’ingresso del tunnel.
Uno spettacolo fantastico che ci fa comprendere perché questa sia una delle mete più visitate di tutto l’arco alpino. Ci ripromettiamo di ritornarci magari per salire in bicicletta fino al ghiacciaio percorrendo la Grosscklockner Alpenstrasse, una delle strade panoramiche più belle al mondo. Ma oggi il programma è un altro. Dobbiamo arrivare a Kaprun per poi iniziare il nostro viaggio. Dopo il tunnel, lasciato Mittersill proseguiamo sulla statale fino a Zell am See per cercare un punto dove lasciare l’auto.
Decidiamo per il parcheggio della stazione di Bruck-Fusch dove lasciamo l’auto e ci prepariamo ad iniziare il nostro viaggio. Fissati i bagagli sulle nostre biciclette e dopo la tradizionale foto di rito prima della partenza, si inizia a pedalare.
Come in ogni inizio viaggio è sempre difficile riuscire a trovare la pista ciclabile che avevamo scelto e anche in questa occasione dobbiamo girovagare per il paese prima di prendere la strada che porta a Zell.
Una volta raggiunta la strada decidiamo di non passare per il centro, ma di percorrere la sponda est del lago dove immaginiamo ci sia meno traffico. Incrociamo un bel po’ di cicloturisti diretti al lido e una volta raggiunto un bel punto panoramico sul lago, decidiamo di fermarci per una sosta, visto che nella fretta di partire ci siamo scordati che è già l’una del pomeriggio ed è preferibile mangiare qualcosa. Nell’area pic-nic sul lago con vista sulla cittadina di Zell situata nella sponda opposta, non siamo soli. Altri ciclisti sostano per assaporare la bellezza di questo luogo e si dilettano con gli smartphones a scattare foto da condividere con gli amici. Noi, da “veri professionisti” invece utilizziamo le nostre fotocamere con la speranza di portare a casa ricordi fotografici indelebili.
Riprendiamo quindi la strada che costeggia il lago fino all’estremità settentrionale, nel punto in cui si interseca con la strada nazionale che collega Zell am See con il confine tedesco. Considerato che l’itinerario del primo giorno è abbastanza facile, abbiamo programmato una deviazione verso Maria Alm, nota stazione sciistica, molto frequentata anche nei mesi estivi. Il paesaggio è semplicemente idilliaco: la ciclabile Tauernradweg che ci conduce a Maria Alm, attraversa il borgo di Almdorf dove ci fermiamo qualche minuto per dissetarci e riempire le borracce.
Fa caldo e l’acqua della fontana lungo la strada è quanto di meglio si possa chiedere in una giornata così assolata.
Una volta ripartiti ci ritroviamo per errore sulla strada provinciale, ma per nostra fortuna il paese di Maria Alm è vicino.
Entriamo nel centro del villaggio dove molti turisti stanno pranzando nei tavoli all’aperto. Non mi aspettavo di trovare un paesino così elegante: sono diversi gli hotel così come i negozi di souvenir e i ristoranti, a conferma della notorietà del luogo.
Dopo aver dato un’occhiata alla chiesa e al grazioso cimitero adiacente riprendiamo il viaggio verso Saalfelden dove ci siamo ripromessi di gustarci una bella birra.
Non riusciamo a trovare la ciclabile e dobbiamo accontentarci delle strade asfaltate fuori del paese: tutto sommato non ci dispiace perché abbiamo modo di gustarci la bellezza e pulizia di questi luoghi, dove ogni casa è curata, presenta giardini bellissimi e gli abitanti sembrano rilassati.
Uno dei commenti ricorrenti tra me e Daniele è sempre lo stesso…”ma la gente di qui, così rilassata, di cosa vive? Grandi industrie non ne vediamo, forse solo di turismo?”.
Mentre commentiamo la bellezza di questo angolo d’Austria arriviamo a Saalfelden, cittadina che non visitiamo perché preferiamo raggiungere Leogang.
Di Leogang avevo letto qualche anno fa che, da stazione esclusivamente sciistica, nell’arco di un decennio è diventata una delle mete preferite degli appassionati di mountain bike grazie all’intuizione di utilizzare gli impianti di risalita anche d’estate per portare in vetta i bikers. In pochi anni Leogang è diventata una meta della mtb ospitando eventi internazionali come i mondiali di downhill. Quando arriviamo in paese, dopo aver percorso un tratto di ciclabile che lambisce le case e quasi attraversa i giardini delle stesse, decidiamo di andare a vedere la chiesa posta sul punto più alto dell’abitato. Una bella pendenza, ma fortunatamente sono solo un centinaio di metri e una volta arrivati ci ritroviamo nel bel mezzo di un matrimonio, con tanto di invitati che brindano in piazza. Ovviamente due cicloturisti non passano inosservati in quel contesto e nostro malgrado finiamo anche noi nell’album dei ricordi degli sposi.
Decidiamo che è arrivato il momento della tanto agognata birra e ci fermiamo al Cafè Magnifique, un locale che sta aprendo in quel momento. Anita, la proprietaria del locale, è una ragazza Berlinese che parla anche qualche parola di italiano. Seduti sui tavoli all’aperto diamo un’occhiata alle e-bike in bella mostra per il noleggio. Come tante località Austriache anche Leogang ha investito molto nel turismo eco-sostenibile e la presenza di biciclette a pedalata assistita è la normalità da queste parti. Rifocillati con la nostra birra rigorosamente “alkolfrei” riprendiamo il nostro viaggio.
Dobbiamo ritornare indietro per riprendere la pista ciclabile Tauernradweg in prossimità di Marzon.
Da qui proseguiamo verso nord su un bellissimo percorso asfaltato che corre parallelo alla strada statale e saltuariamente si stacca per inoltrarsi nel bosco.
Il tragitto è decisamente rilassante: incontriamo anche qualche altro ciclista e turisti che in bicicletta si recano sul greto del torrente Weissbach che scende dalla vetta del monte Hocheisspitze a 2500 metri di altitudine.
La giornata è particolarmente calda e sono molti i bagnanti che cercano refrigerio sul torrente che passa proprio sotto alla ciclabile. Non manca molto alla meta finale del primo giorno e infatti arriviamo a Sankt Martin bei Lofer in anticipo.
Daniele vede le indicazioni per la chiesetta di Kirchental che, secondo la nostra mappa, dovrebbe essere a pochi chilometri di distanza.
Decidiamo di affrontare la salita che presenta una originale Via Crucis con capitelli in pietra posti a distanze più o meno simili uno dall’altro. Per accedere alla salita dobbiamo passare attraverso una sbarra che blocca l’accesso ai veicoli a motore.
Il dislivello almeno inizialmente non è proibitivo, poi passate le prime tre stazioni della Via Crucis, inizia a farsi sentire e il nostro bagaglio di 10 chili non ci agevola. Daniele è in ottima forma e sale in scioltezza, mentre io vado con più calma per risparmiare energia.
E’ un paesaggio montano molto rilassante, le stazioni della Via Crucis, espressione della profonda fede Cristiana dell’Austria, ci accompagnano in questo itinerario turistico-religioso fuori programma, segnalandoci pedalata dopo pedalata, quanto manca alla meta.
Purtroppo un dolore al ginocchio destro che mi era apparso qualche settimana prima, si fa sentire di nuovo e comincio a preoccuparmi. Non ha fatto nessun movimento particolare, ma il dubbio che il dolore possa aumentare durante lo sforzo in salita, mi convince a desistere. All’undicesima stazione vedo una panchina e mi fermo.
Lascio l’onore di arrivare in vetta in solitario a Daniele. Sono dispiaciuto perché non manca molto alla chiesetta, ma non posso rischiare, visto che l’indomani mi aspetta un’altra giornata impegnativa. Mentre aspetto il ritorno di Daniele continuo a chiedermi quale sia il problema al ginocchio: sono preoccupato perché non me lo spiego, ma fortunatamente adesso sto meglio.
Daniele mi raggiunge dopo una ventina di minuti e mi dice che non mancava molto: forse sei o settecento metri, ma certo, in salita con un ginocchio dolorante, non sarebbe stato così semplice.
Peccato, mi sono perso un bel panorama e la soddisfazione di arrivare in vetta!
Scendiamo verso valle e raggiungiamo la nostra prima destinazione: il Gasthof Post a Sankt Martin bei Lofer.
E’ un bell’edificio nel centro del villaggio con ristorante tipico e alloggi.
C’è anche un bel po’ di gente che sta cenando ai tavoli all’aperto in un’atmosfera rilassata e cordiale. La prima impressione è positiva: il gestore della struttura ci accoglie sorridente e ci invita a riporre le biciclette in una dependance proprio di fronte all’ingresso. Saliamo quindi in camera mentre il profumo che arriva dai tavoli all’aperto ci convince a far presto.
Una doccia e poi giù a cena a degustare la cucina Austriaca.
La ragazza che ci serve ai tavoli è carina e molto professionale: ci suggerisce il piatto del giorno e si intrattiene volentieri qualche minuto con noi per sapere da dove arriviamo.
Appena il gestore viene a sapere che l’indomani dobbiamo raggiungere Salisburgo passando per Berchtesgaden, ci porta una piantina dettagliata della zona e ci invita a non seguire il nostro itinerario, ma a salire verso il Leimbichlhorn, che una volta valicato ci farà scendere direttamente in Baviera verso Berchtesgaden, passando per Antenbichl. Ci racconta che lo scorso inverno c’è stata una nevicata d’altri tempi e la famiglia che gestisce il rifugio è rimasta isolata per più di una settimana. Non so se vuole impressionarci o forse darci un’idea di quanto selvaggio sia il luogo, ma di sicuro non sembra proprio così facile da raggiungere.
L’idea è sicuramente affascinante, ma non me la sento di azzardare una salita del genere, peraltro non sapendo come sarà il mio ginocchio l’indomani. Lo ringraziamo per i suoi suggerimenti e anche per la sua amichevole insistenza, perché sicuramente potremmo attraversare una zona selvaggia unica nel suo genere, ma non me la sento di rischiare.
Terminata la cena decidiamo di fare una passeggiata per il villaggio, non prima di aver assistito allo spettacolo della banda musicale del luogo che proprio questa sera sta suonando per le vie del paese. Un fuori programma che ci fa assaporare ancora di più la magia di questi luoghi. La giornata volge al termine e mentre cala la sera decidiamo di ritirarci in camera per studiare l’itinerario di domani.
E’ stata una bella giornata: abbiamo percorso 65 chilometri e salito un dislivello di 460 metri.
Per oggi può bastare!
Sabato 16 giugno
Sono le sette del mattino: le luci che filtrano tra le tende oscuranti della camera sono il preludio ad una splendida giornata di sole. Non vediamo l’ora di partire!
Dopo un’ottima colazione salutiamo il nostro simpatico albergatore e fissiamo i bagagli alle biciclette: si parte per la Germania.
La cittadina di Lofer è vicinissima e dopo aver attraversato il centro storico dove i negozi sono ancora chiusi, riusciamo a trovare l’ingresso della ciclabile che costeggia il torrente Saalach. E’ un luogo davvero entusiasmante, perché nel punto in cui il fiume crea una curva a gomito, le acque scorrono impetuose scavando un piccolo canyon che lambisce le case del paese, dando a tutto l’abitato l’aspetto di un paese d’altri tempi, quasi fiabesco. Il percorso si addentra nel bosco che costeggia il fiume impetuoso e l’aria è frizzante.
Vorremmo fermarci per raccogliere qualche immagine tanto è bello questo luogo. Decidiamo per una sosta nei pressi di un ponte in legno che ci introduce verso una breve salita da cui poi proseguiamo su una strada sterrata che corre parallela alla statale. Non manca molto al confine con la Germania e infatti attraversiamo il vecchio confine dopo una decina di chilometri.
Da adesso siamo in Baviera: la prossima tappa sarà Bad Reichenall, città termale famosa anche per le sue miniere di sale.
Arrivati in città facciamo una breve sosta in prossimità del Luitpoldbrucke, un punto panoramico da dove si possono ammirare le cascate della centrale idroelettrica sul fiume Saalach. Da qui ci dirigiamo in centro per un breve tour, questa volta con le biciclette a mano, visto che tutta l’area è isola pedonale. Entriamo in un Caffè Gelateria Italiano, dove il proprietario che è Trevigiano come noi, ci illustra come raggiungere Berchtesgaden. In realtà l’itinerario noi lo abbiamo già pianificato, ma fa sempre piacere avere suggerimenti o consigli da gente che conosce la zona.
E’ quasi mezzogiorno: il sole picchia e considerando che ci aspetta una discreta salita, decidiamo di fermarci per un panino nel bar di un supermercato. Pensando a quello che ci aspetta, acquisto anche una bevanda isotonica con una confezione attraente che promette energia e idratazione.
Poco prima dell’una lasciamo Bad Reichenall per salire verso Berchtesgaden. Fatichiamo a raggiungere la pista ciclabile Bodensee-Konigsee-Radweg e per qualche chilometro ci ritroviamo a correre sulla strada statale che ha una discreta pendenza.
Finalmente riusciamo a trovare la pista ciclabile e fortunatamente per diversi tratti corre tra gli alberi la cui ombra ci protegge dal sole cocente.
Ci sono più di 30°C oggi e la salita per alcuni tratti è impegnativa. La bevanda isotonica che ho avuto la malaugurata idea di acquistare è imbevibile: gassata, con un gusto improponibile e ormai calda, contribuisce a rendere la salita ancora più difficile.
Aggiungiamoci un ulteriore errore di valutazione per cui mi ritrovo a non riuscire a cambiare in tempo il rapporto su una breve (ma terribile) salita e sono costretto a scendere dalla bici per evitare di cadere.
Mi accorgo che non sono l’unico, perché un’intera famiglia che superiamo, sta spingendo le bici a mano. Daniele è decisamente più in forma e fa da apripista.
Dentro di me i pensieri cominciano ad essere meno positivi del solito: mi sto chiedendo quanto possa essere lunga questa salita e non vedo l’ora di trovare pendenze più lievi.
Dopo quasi dieci chilometri dalla partenza arriviamo in un falsopiano e comincio a sentirmi meglio. Fa caldissimo e c’è anche un discreto vento contrario che non aiuta.
Raggiungiamo un passaggio a livello incustodito sulla ferrovia che collega Monaco di Baviera con Berchtesgaden. Ci fermiamo per una foto proprio nel momento in cui un viaggiatore in solitario attraversa i binari con una bicicletta accessoriata di bagagli su ogni superficie utilizzabile.
Mai visto nulla di simile: noi al confronto siamo dei “poveracci” con un “misero” bagaglio che non supera i 10 chili.
Ripartiamo e proseguiamo in direzione del Königsse, il piccolo lago incastonato nel National Park Berchtesgaden, una delle mete più gettonate dai turisti. Ce ne accorgeremo a breve, quando lasciata la nostra ciclabile per dirigerci verso il lago, incontreremo file di pullman granturismo che scaricano centinaia di turisti nell’immenso parcheggio realizzato a Schönau, a pochi passi dal lago.
E’ incredibile che dal silenzio della natura incontaminata che abbiamo attraversato sino a questo momento, si passi al caos di turisti mordi e fuggi che si accalcano sui porticcioli del lago per prendere l’ultimo battello disponibile per un giro del lago.
Il Königsse è una perla incastonata nelle Alpi, famosa per la sua bellezza e soprattutto per la Kirche St. Bartholomä (Cappella di San Bartolomeo), raro esempio di costruzione religiosa isolata dal resto del mondo e raggiungibile solo con il battello.
Anche noi vorremmo vederla, ma visto l’orario, è improponibile perché servirebbero almeno due ore per raggiungerla e tornare indietro. Rinunciamo, ma approfittiamo dell’occasione per cercare un punto di ristoro tra i tanti gasthaus, ristoranti e negozi di souvenir. Alla fine decidiamo di raggiungere Berchtesgaden dove speriamo di trovare un posto tipico per una sosta.
Non abbiamo però fatto i conti con le condizioni meteorologiche, che in montagna cambiano spesso in poco tempo.
E infatti quando siamo sulla strada inizia a piovere: non ha senso bagnarsi anche se siamo forniti di giacche impermeabili.
Ci fermiamo nei pressi di una casa e ci ripariamo sotto il portico. Dopo venti minuti la pioggia sembra concedere una tregua, così decidiamo di correre velocemente verso la città che dista pochi chilometri.
A Berchtesgaden sono stato qualche anno fa e conservo un bel ricordo del piccolo centro storico così decido di farlo vedere a Daniele. Dopo qualche difficoltà per superare la parte periferica della cittadina, riusciamo ad intravedere la città vecchia posta sopra una piccola altura che domina la vallata. E’ un particolare che non ricordavo e infatti la salita al 15% si rivela inaspettata e anche faticosa. Facciamo una breve visita alla piazza del mercato e al cortile del Castello, ma il cielo non promette nulla di buono e in tutta fretta scendiamo verso la strada principale. Inizia a piovigginare: decidiamo di trovare un posto dove fermarci. Appena in tempo di trovare un Grill Haus sulla strada che porta verso l’Austria e inizia il diluvio!
Le biciclette appoggiate a una panchina sono fradice e non riusciamo a coprire i bagagli con dei sacchi impermeabili. Alla fine, rassegnati, decidiamo di rimanere seduti ai tavolini del bar a guardare l’acquazzone che si abbatte su Berchtesgaden.
Per non farci mancare niente, ordiniamo ćevapčići con patate fritte. L’odore della cipolla cruda si sente a decine di metri di distanza, ma non possiamo lamentarci. Non è proprio cucina bavarese, ma almeno evitiamo di lavarci sotto il temporale. Dietro il locale, in un cortile interno si sta festeggiando un compleanno, ma non si capisce di chi, visto che gli ospiti sono molti, di varie età e soprattutto parlano lingue balcaniche, a conferma che siamo capitati in un locale che è tutto, tranne che tedesco. Ma va benissimo così, perché possiamo assaporare qualcosa di originale e anche riposarci prima dell’ultimo sforzo.
Continua a piovere a dirotto e non sembra che le condizioni migliorino. Cominciamo a preoccuparci perché comunque è impensabile affrontare gli ultimi 25 chilometri sotto la pioggia. Pur essendo attrezzati, sappiamo bene cosa significa correre sotto l’acqua con temperature non proprio estive. Dagli oltre 30°C del primo pomeriggio, siamo passati a 13°C, con uno sbalzo termico notevole.
La fortuna questa volta ci assiste e sembra proprio che smetta di piovere. E’ il momento di approfittare per partire: indossiamo manicotti, giubbino antipioggia e antivento e partiamo per il confine con l’Austria.
Corriamo lungo la strada statale fino a quando raggiungiamo la ciclabile, perché la strada è molto trafficata ed è preferibile stare alla larga dalle automobili. Il tratto è tutto in discesa e scorre lungo il torrente Berchtesgadener Ache dal quale, per effetto del calo di temperatura, sale una fitta nebbia che ci raffredda ulteriormente. Se penso che tre ore prima stavamo soffocando dal caldo, adesso lo rimpiango.
Per un lungo tratto corriamo su una pista sterrata con la montagna che cade a picco proprio alla nostra sinistra: ci sono addirittura delle piccole cascate che si sono ingrossate a causa della pioggia che, evidentemente, non vuole abbandonarci e ci costringe ad una sosta imprevista sotto il portico di una casa colonica lungo la strada. Non siamo soli, c’è anche un’altra coppia di cicloturisti con cui scambiamo qualche parola in attesa che il meteo ci conceda una tregua.
E quando sembra che la pioggia sia meno insistente ripartiamo. Corriamo veloci sulla strada asfaltata e attraversiamo il vecchio confine senza neanche accorgercene. Capiamo che siamo di nuovo in Austria grazie alla segnaletica stradale che è leggermente diversa da quella tedesca.
Sembra che Salisburgo sia la città della pioggia: in tutte le occasioni in cui l’ho visitata, ho trovato giornate piovose, al punto che Daniele, a cui sto raccontando questo aneddoto, mi chiede se non sia colpa mia. Non lo so, ma sicuramente il mio rapporto con questa splendida città è vagamente conflittuale.
Percorriamo la periferia della città fino a raggiungere la casa dove pernotteremo. E’ un gasthof dove abbiamo prenotato e dove nessuno ci aspetta: ci hanno inviato una mail con un codice da digitare per aprire la porta d’ingresso: all’interno troveremo la chiave della camera. Decidiamo di verificare e una volta raggiunta la casa, con un po’ di apprensione digitiamo il codice. Funziona, siamo salvi!
Andiamo a dare un’occhiata alla camera che è spaziosa e ben tenuta, quindi ripartiamo per fare un giro in città. La ciclabile che porta in centro corre parallela alla strada principale, ma non è tenuta bene. Ci sono diversi avvallamenti causati dalle radici degli alberi, ma anche l’asfalto non è dei migliori. Per certi aspetti ricorda qualche ciclabile italiana. Per arrivare nel centro storico pedaliamo per quasi sei chilometri fino alla galleria del Monchsberg e, una volta usciti ricomincia a piovere!
Incredibile, si confermano tutte le mie teorie su Salisburgo, città bagnata! Dobbiamo rinunciare alla visita della città: decidiamo di ritornarci domani prima di prendere il treno per ritornare a Bruck, ma visto che è solo una nuvola di passaggio ci rechiamo alla stazione ferroviaria ad acquistare i biglietti.
Si sta facendo sera e valutiamo di riportare le biciclette in albergo. Da lì ritorneremo in città con l’autobus per cenare in qualche birreria.
Sono quasi le nove di sera quando, dopo una bella doccia ristoratrice, ci ritroviamo per le vie di Salisburgo in cerca di un posto dove cenare. Decidiamo per l’Augustiner Brau, un biergarten molto frequentato che al primo impatto ci ispira. E’ sabato sera e c’è un bel movimento. Il menù non è così vario, ma la fame non fa sconti e mangiamo quello che c’è, sicuramente niente di trascendentale: il giudizio finale purtroppo non è dei più lusinghieri. Capita talvolta di non essere fortunati nella scelta dei posti dove mangiare. Stavolta è andata così, pazienza.
Poi si torna a casa a dormire: oggi abbiamo percorso 95 chilometri con un dislivello in salita di 485 metri.
Domenica 17 giugno
E’ un mattino uggioso, quasi a ricordarci che oggi finisce il nostro viaggio in bicicletta. Scendiamo a fare colazione dove troviamo la proprietaria della casa, una bella ragazza, abbronzatissima, che ci accoglie con simpatia. E’ appena rientrata da una breve vacanza al mare e dove poteva andare un’Austriaca di Salisburgo? A Jesolo ovviamente, che per gli Austriaci rimane ancora una destinazione molto gettonata. Scambiamo qualche impressione sul nostro programma e la salutiamo perché abbiamo due ore a disposizione per vedere la città.
Raggiungiamo la città vecchia e facciamo una prima sosta per ammirare la Franziskanerkirche. Da qui proseguiamo per Residenz Plazt con l’imponente mole del Duomo: oggi si sta svolgendo una gara di trail running e la musica dell’organizzazione ravviva una giornata ventosa, quasi autunnale. Salisburgo regala scorci bellissimi, tipici di una città ricca di storia e cultura: peccato solo per il meteo che anche oggi ci costringe ad indossare giacca antivento e antipioggia.
Arrivati alla stazione centrale prendiamo il treno per Zell am See: in poco meno di due ore, dopo aver attraversato le vallate dello Salzburgerland, arriviamo a Bruck-Fusch, dove avevamo lasciato la nostra auto. Sarà per la giornata nuvolosa, ma un pizzico di tristezza accomuna entrambi. Due giorni sono letteralmente volati, forse più in fretta del solito e nessuno dei due ha voglia di tornare a casa. Sulla strada per l’Italia iniziamo a fare programmi per il prossimo anno: come da tradizione il viaggio in auto serve proprio a fissare date e obiettivi per il prossimo tour in mtb.
A Mittersil ci fermiamo in un bel Gasthaus dove affoghiamo la tristezza in un piatto tipico, peraltro molto buono. E quando riprendiamo la via di casa e rivediamo l’imponente bellezza del Großglockner, ci riconciliamo con la giornata.
La bellezza di questi monti è indescrivibile, un autentico invito a ritornare.
Leggi la Guida di Viaggio su Tribe Magazine